Cassazione, Diritto Penale, Sentenze

Reato di furto aggravato: la legittimazione a sporgere querela spetta anche al custode del luogo in cui erano detenute le cose sottratte

Cass. pen., Sez. IV, 15 settembre 2025, sentenza n. 30899

 

LA MASSIMA

“Il responsabile della sicurezza è legittimato a proporre querela, anche quando non sia munito dei poteri di rappresentanza del proprietario, in quanto titolare della detenzione qualificata della cosa in custodia, che è compresa nel bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice. Parimenti, deve ritenersi legittimato il custode di uno stabilimento, in quanto titolare di una posizione di detenzione materiale qualificata della cosa. In altri termini, ciò che costituisce in capo a tali soggetti il diritto a proporre la querela è la relazione qualificata degli stessi rispetto ai beni posti in vendita, nei termini sopra chiariti: tali soggetti, infatti, subiscono un pregiudizio, meritevole di tutela, proprio dalla sottrazione del bene loro affidato. Pertanto, va ribadito il principio per il quale il bene giuridico protetto dal delitto di furto è individuabile non solo nella proprietà e nel possesso, ma anche nei diritti personali o di godimento, con la conseguenza che il titolare di una detenzione qualificata sui beni è legittimato a proporre querela”.

 

IL CASO

La vicenda in esame trae origine dal ricorso proposto avverso l’ordinanza del Tribunale, adito ex art. 309 c.p.p., con la quale si rigettava il gravame proposto avverso l’ordinanza con cui il Giudice per le Indagini Preliminari applicava la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di un soggetto impossessatosi, in concorso con altri, di diversi tubi di rame, così ritenendo il reato di furto aggravato procedibile in ragione della querela proposta dal preposto dell’impresa proprietaria della struttura.

Avverso l’ordinanza, dunque, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione ex art. 311 c.p.p., censurando, con un unico motivo, la violazione di legge in quanto la querela veniva sporta non dal proprietario del bene, ma da un soggetto privo di legittimazione e di poteri di rappresentanza, quale il custode dell’impresa.

 

LA QUESTIONE

La questione al vaglio della Corte verte sulla procedibilità del furto aggravato, ovvero sulla legittimazione a proporre querela in capo al soggetto mero detentore qualificato dei beni sottratti, ovvero titolare di una relazione di fatto con la cosa in assenza di un titolo giuridico.

LA SOLUZIONE

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, reputando le censure formulate di non particolare complessità.

La Corte, dunque, applicando principi di diritto oramai consolidati e, segnatamente, quanto affermato dalle Sezioni Unite con riguardo alla individuazione del bene giuridico protetto dal reato di furto, ha ribadito che esso è costituito non solo dalla proprietà e dai diritti reali e personali di godimento, ma anche dal possesso, inteso come detenzione qualificata, ovvero autonoma relazione di fatto con la cosa, che implica il potere di utilizzarla, gestirla o disporne.

Tale relazione di fatto, a mente della Corte, non ne richiede necessariamente la diretta, fisica disponibilità e si può configurare anche in assenza di un titolo giuridico.

Pertanto, anche il responsabile della sicurezza è legittimato a proporre querela, anche quando non sia munito dei poteri di rappresentanza del proprietario, in quanto titolare della detenzione qualificata della cosa in custodia, che è compresa nel bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice.

Parimenti, deve ritenersi legittimato il custode di uno stabilimento, in quanto titolare di una posizione di detenzione materiale qualificata della cosa.

Dunque, la Suprema Corte ha precisato che ciò che costituisce in capo a tali soggetti il diritto a proporre la querela è la relazione qualificata degli stessi rispetto ai beni posti in vendita: tali soggetti, difatti, subiscono un pregiudizio, meritevole di tutela, proprio dalla sottrazione del bene loro affidato.

Tanto ribadito, nel caso in esame la Corte ha ritenuto, come correttamente affermato dai giudici precedenti, che la querela presentata dal custode e preposto dell’impresa proprietaria rappresenti una valida condizione di procedibilità in quanto proveniente da soggetto titolare di una relazione di fatto con la cosa sottratta, ovvero da un detentore qualificato e, quindi, da un soggetto legittimato.

Nota a cura di Eleonora Vittoria Chirico